Dopo l'annus horribilis del 2014, la produzione di olio tornerà a 330 mila tonnellate circa.
Migliora anche la qualità dell' olio extra vergine italiano.
La nuova campagna olearia sta per cominciare, e in alcune regioni è anche in anticipo di almeno un mese.
Dopo un 2014 in cui il proliferare della mosca olearia in tutte le regioni e la diffusione del batterio Xylella in Puglia hanno messo in ginocchio l’olivicoltura italiana, dimezzandone le quantità e compromettendone la qualità; quali sono le attese, le speranze e le aspettative di olivicoltori, frantoiani e consumatori ?
In ripresa, netta, le produzioni in Italia e Spagna ma senza exploit e fuochi d'artificio. Sarà un'annata di mezza carica in entrambe le nazioni.
In Italia abbiamo previsto una produzione oscillante tra le 300 e le 330 mila tonnellate. L'andamento climatico delle prossime settimane influenzerà il grado di inolizione, senza contare i possibili, ma mai auspicati, eventi atmosferici avversi.
Le migliori performance produttive si registrano al Sud, dove soprattutto in Sicilia si prevedono incrementi produttivi anche pari al 40%, con olive sane e di buon calibro. Mentre al Nord e al Centro le rese non sembrano soddisfare del tutto le attese, in compenso gli oli saranno di altissima qualità e ricchi in polifenoli.
A dominare la scena, un'altra volta, la Puglia con una produzione di 135 mila tonnellate. Anno di carica, il quarto consecutivo, per il nord barese. Coratina e Ogliarola non mancheranno. Meno positiva la situazione nel Gargano. Qualche pioggia eccezionale e qualche grandinata ha falcidiato oliveti. Analoga situazione in alcune aree dell'alto Salento. Dopo l'anno di scarica e la paura Xylella, però, dovrebbe essere una buona annata per il tacco d'Italia.
La seconda Regione olivicola italiana si riprenderà lo scettro senza se e senza ma. In Calabria, quasi dappertutto, è annata di carica, specie per la Carolea, cultivar regina della Regione e per il Consorzio di Tutela Lametia Dop. Le 70 mila tonnellate previste la mettono saldamente al secondo posto.
Terza piazza per la Sicilia, con 40 mila tonnellate stimate. Situazione buona ovunque, tranne in qualche areale del catanese, colpito dalla grandine. Buona annata, però, sia nella pregiata area dei Monti Iblei sia nell'ovest dell'isola.
E' il Centro-Nord che risentirà maggiormente dell'ondata di calore in fase di fioritura/allegagione, della siccità estiva, unitamente al caldo africano, e di qualche evento climatico eccezionale che ha flagellato sia la costa tirrenica sia quella adriatica. Nel complesso si prospetta una campagna a macchia di leopardo con oliveti distanti qualche chilometro, ma a volte anche qualche centianio di metri, con situazioni produttive opposte.
Questo scenario fa propendere per un'annata non eccezionale, con valori produttivi intorno alle medie, se non inferiori, come per il Garda. Al contrario per l'area di Brisighella si prospetta una buona campagna. Toscana e Lazio continueranno a battagliare intorno alle 12-14 mila tonnellate, ampiamente superate dalla Campania, con produzione superiore alle 20 mila tonnellate.
Buona campagna in Liguria, dove si attendono 2000 tonnellate. Al contrario piange la Sardegna che, dopo aver sorriso l'anno passato (unica Regione col segno positivo), quest'anno segna il passo, anche per le piogge e grandinate di inizio settembre, con particolare riferimento al Medio Campidano.
Nessun problema evidenziato, invece, per la qualità dell'olio che si prospetta buona o molto buona. La mosca delle olive, infatti, ha colpito assai raramente, a causa delle ondate di caldo africano. In qualche area si segnalano olive molto asciutte a causa della siccità ma la situazione può rapidamente cambiare grazie a qualche pioggia.
L’ottima annata olearia non riguarda però soltanto l’Italia, ma interessa anche gli altri Paesi concorrenti che si affacciano sul Mediterraneo come la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Grecia e la Tunisia. Questa congiuntura preoccupa gli operatori italiani che si interrogano sul futuro delle quotazioni, lamentando elevati costi di produzione e il perdurare di prezzi troppo bassi.
L’Italia - che esporta metà del suo prodotto e ne importa il doppio - vive dunque nel paradosso di una produzione in ripresa in un’olivicoltura in difficoltà strutturali, economiche e organizzative; dove la migliore strada da percorrere sembra essere quella della qualità e della valorizzazione del prodotto, passando attraverso l’innovazione, la cultura imprenditoriale e la cooperazione.